TerritoRioT #2

In questo numero 2:

L’editoriale

Stiamo
vivendo un autunno rovente, come non si ricorda da un bel po’, e non soltanto
per il clima ed i 25 gradi di fine ottobre!
I segnali erano chiari ed evidenti
già dall’ultima fase del governo Prodi: la possibilità data alle forze
dell’ordine di reagire alle “provocazioni” della piazza, la possibilità di
poter imporre il segreto di stato alle opere strategiche come discariche e centrali,
erano soltanto le prime avvisaglie.
Il nuovo governo ha assunto da subito un
atteggiamento molto più autoritario ed intransigente, cercando di liquidare al
più presto ogni contraddizione territoriale come fosse una questione di ordine
pubblico.

E così a Vicenza, a Grottaglie, nei mille presidi campani il
ritornello è stato lo stesso: la polizia a manganellare allegramente signore,
ragazzi, padri di famiglia mentre difendevano la loro salute e la loro terra. I
lavori devo andare avanti e non bisogna disturbare il manovratore!

La profonda
crisi finanziaria, lo spauracchio della crescita zero, la paura di una
recessione implacabile hanno fatto sì che l’attuale governo spingesse ancor di
più sull’acceleratore per approvare tutta una serie di riforme che provocheranno
sconvolgimenti radicali sulla società alla quale siamo abituati. La legge 133,
che sta portando in piazza centinaia di migliaia di studenti con una continuità
ormai quasi dimenticata, non sta solamente trasformando in un bene per pochi (quelli
che se lo potranno permettere) quel diritto all’istruzione sancito dalla
Costituzione: il nostro caro Tremonti, affermando che la gestione dei servizi
idrici deve essere sottomessa alle regole dell’economia capitalistica, ha
sancito che in Italia l’acqua non sarà più un bene pubblico, ma una merce. I
tagli purtroppo sono tanti e vari, come quelli all’editoria che mette in pericolo
la libertà di stampa con centinaia di testate a rischio di chiusura, o quelli
sui fondi per la cooperazione internazionale, tanto la pace e lo sviluppo si
esportano con le guerre. Tutto questo
perché c’è la crisi!

Però i soldi ci sono quando bisogna regalare l’Alitalia a
Colaninno e compari, quando bisogna salvare le banche che ci strozzano, quando
bisogna sanare le perdite dei manager che si sono ritrovati a gestire “a
gratis” quelle società, una volta pubbliche, privatizzate perché avrebbero
funzionato meglio! Mentre il mondo si interroga sulle grandi privatizzazioni e
si sancisce un’inversione di rotta attraverso le rimunicipalizzazioni, mentre
gli stessi cittadini USA hanno votato per il cambiamento, eleggendo il primo
presidente afro-americano dopo una campagna elettorale che parlava di “redistribuzione”
e di “pubblico”, l’Italia insegue ancora un modello economico e sociale che si
è rivelato catastrofico ovunque.

Quando è che inizieremo a ridiscuterlo questo
modello?

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